la frana di Cuzzego

Speriamo che anche quest'anno il tempo sia clemente e che i lavori di sistemazione della superstrada che attendono dall'ultima alluvione, anticipino i periodi di maltempo disastroso.
Non e' pero' solo nei tempi recenti che succedono alluvioni, frane, distruzione e morte. All'inizio del secolo scorso, in questo periodo dell'anno un avvenimento locale ha avuto il privilegio di essere pubblicato sulla prima pagina della Domenica del Corriere.

Nel numero 37 anno II, del 16 Settembre 1900 , un disegno di A. Beltrame, da fotografie E. Trabucchi di Domodossola, riporta una scena di gente che lavora tra le macerie, col titolo "I disatri dei nubifragi in Val d'Ossola: la frana di Cuzzego".
All'interno, l'articolo che riportiamo integralmente: I danni del maltempo, inondazioni e frane. La fine del mese scorso riesci' assai funesta e molte regioni dentro e fuori d'Italia in causa ad un periodo di siccita' non meno funesto della troppa acqua ai prodotti dei campi. Per invocare la pioggia si fecero preci pubbliche e processioni sacre; per contenerla poi non furono sufficienti la buona volonta', l'ingegno, l'energia degli uomini, ne' le barriere costruite dove il pericolo appariva maggiore. I primi nubifragi si riversarono su quel di Varese e sul Lago Maggiore abbattendo muri e case, distruggendo opifici, allagando piazza e strade e locali chiusi.
La gente si accingeva a numerare le perdite subite, allorche' quattro giorni dopo i primi disastri il maltempo' si rinnovo'.
Specialmente perseguitata fu la Val d'Ossola ove interi comuni o sparirono o furono in parte ridotti in rovina. Di solito l'abitato sorge ai lati di torrenti chiamati "riali": torrentelli normalmente di poco conto, ma che le straordinarie pioggie di due settimane addietro ingrossarono cosi' da diventare spaventosi. Il solito nastro d'argento scorrente fra boschi si trasformo' in una massa d'acqua larga persino venti metri e profonda altrettanto la quale travolse tutto cio' che incontro'. A Premosello grosse muraglie furono da essa abbattute per formarvi una galleria d'uscita e tutte le case o caddero o ne furono allagate, seppellite quasi sotto una melma che arrivo' ai tetti. Dei ponti non esiste piu' traccia. E siccome l'acqua nel fatale viaggio trascino' seco sassi e terriccio, i letti dei riali si elevarono di tanto da sparire si' che la piu' piccola pioggia non potra' non produrre nuovi disastri.
Come a Premosello, danni incalcolabili i nubifragi dissseminarono a Cuzzego di Cardezza ove i riali Valleggia e Valle si scatenarono con furia d'inferno originando delle frane che seppellirono tra l'altro molte persone. Le case sono diventate mucchi di rovine o rimasero sepolte fino ai tetti. A Beura sul torrente Loana, 14 case furono spazzate via quasi si trattasse di fuscelli: Cio' che e' pur grave, tutti i campi sono rimasti sepolti sotto il pietrame e la melma.
Segue l'iniziativa di una sottoscrizione pubblica organizzata dal Corriere della Sera.
E se guardiamo i segni dell'altezza raggiunta dall'acqua a Intra vicino alla targa su Garibaldi, e a Varzo sulla parete del vecchio albergo Tronconi, ci si rende conto dei ben maggiori disatri del passato, quando pure non c'era la cementificazione degli argini, le strade pseudo agricole che tagliano qualsiasi pendio, l'aumento della temperatura, l'abbandono del sottobosco e della pulizia degli alvei, e tutto il resto che contribuisce oggi a rendere instabile il territorio.